Google Search Console – La Guida

Google Search Console – La Guida

All, Google, Seo, webmarketing, Webmaster

Gli strumenti esterni per monitorare il posizionamento del vostro sito sono tantissimi, ci sono tanti servizi ottimi per l’ottimizzazione e il monitoraggio del vostro sito, per esempio l’abbonamento a rankingCoach, disponibile su siti JimdoPro e JimdoBusiness.

Ma oggi vogliamo parlarvi di Google Search Console (GSC) la piattaforma gratuita, che molti di voi conoscevano già con il nome di Google Webmaster Tools, e che è da tempo una risorsa fondamentale per fare SEO in modo efficace.

GSC vi permette di comunicare con i robot di Google, che scansionano i contenuti del web, sono ovvero le macchine che indicizzano il vostro sito, ma vi permette anche di monitorare l’indicizzazione perché vi segnala errori e problemi che possono risultare da azioni fatte sul sito o da eventuali aggiornamenti dell’algoritmo di Google.

 

In questo articolo vi presentiamo i basic di GSC, per permettervi di cominciare con slancio e appassionarvi alla SEO, insieme vedremo:

Come collegare il vostro sito a GSC

1) Registrazione dell’account

1. Accedete al sito di Google Search Console e registratevi

2. Cliccate su Aggiungi un sito – più info

3. Inserite l’indirizzo del sito e cliccate su Continua

4. Scegliete in alto il tab Metodi alternativi e selezionate l’opzione tag HTML

Visualizzerete adesso il codice di verifica del vostro sito, una stringa in HTML simile a questa:

<meta name=”google-site-verification” content=”CrjTYPpfdfsddGCZkjxIiZ9uvrpzJt-FAgU2tllXXD4″ />

5. Copiate la stringa e inseritela nel vostro sito in Impostazioni > Modifica head e salvate

6. Tornate nella pagina di Google Webmaster Tools e confermate l’integrazione del codice cliccando su Verifica.

 

Generalmente il collegamento avviene entro 24/48 ore.

Importante: La registrazione a Google Search Console, non comporta l’immediato inserimento del vostro sito fra i risultati di ricerca di Google. I robot di Google dovranno prima visitare e scansionare la pagina, e questo potrebbe richiedere qualche giorno.

2) Come inserire la mappa XML del vostro sito

La mappa del vostro sito offre la visione completa dell’architettura del vostro sito, pagine nascoste escluse naturalmente. Inserire l’URL della Sitemap negli strumenti di Google Search Console permette a Google di accelerare i tempi di indicizzazione, rendendo più facile e veloce la lettura delle pagine e dei contenuti del vostro sito da parte dei robot.

 

Trovare la sitemap del vostro sito è semplicissimo, basta aggiungete /sitemap.xmlall’indirizzo del vostro sito (per es. nomesito.it/sitemap.xml). Dalla Toolbar in Impostazioni > Gestione footer, potete renderla visibile nel footer del vostro sito.

 

Per inserire la mappa del sito, accedete al vostro account su Google Search Console:

Come inserire la sitemap su Google Search Console

1. Cliccate sul vostro sito, se risulta già collegato

2. Cliccate su Scansione e quindi su Sitemap nel menu a sinistra

3. Cliccate su Aggiungi/Testa Sitemap in alto a destra

4. Completate l’URL inserendo nella casella di testo solamente Sitemap.xml

5. Confermate cliccando su Invia Sitemap

Funzioni principali di Google Search Console

Una volta attivato l’account su Google Search Console e inserito il vostro sito, vi renderete presto conto che la piattaforma è ricca di opzioni, per non perdere il filo, ecco le funzioni principali su cui concentrarsi. Poi ben vengano gli approfondimenti, il vostro sito ne gioverà di sicuro!

1) Analizzare il traffico di ricerca

Andate in Traffico di ricerca > Query di ricerca nel menu a sinistra.

Qui è possibile visualizzare, per uno specifico arco di tempo, le query della ricerca su Google che gli utenti del web hanno ricevuto quando hanno cercato e trovato il tuo sito tra i risultati proposti. Potete anche visualizzare informazioni relative alle pagine del vostro sito che sono state visualizzate più spesso nei risultati di ricerca.

Query = Termine o frase inserita dall’utente su Google (es. “Ristorante Taormina”)
Impressioni = Il numero di volte che le pagine del vostro sito sono state visualizzate nei risultati di ricerca.
Clic = Il numero di clic fatti da un utente sulla voce che indica il vostro sito nei risultati di ricerca.
Esempio di query di ricerca su Google Search Console

Con i grafici di GSC noterete che nel weekend il traffico generalmente diminuisce, quindi non preoccupatevi del “sali e scendi”, potrete anche individuare eventuali “fenomeni stagionali”, per esempio:

  • ci sono più ricerche su Google per la query ombrello o crema solare in luglio e agosto rispetto ai mesi invernali;
  • una query come prenota posto al cinema sarà più ricercata nei fine settimana, quando le persone sono più inclini a fare questo tipo di attività.

 

Nel monitorare i dati, considerate sempre un arco di tempo di almeno 10-15 giorni, per avere una panoramica significativa della vostra analisi.

 

Se siete curiosi e volete estendere la vostra analisi per ottenere delle previsioni circa il volume di visite per una o più parole chiave, vi consigliamo Google Trends.

2) Seguire l’evoluzione del vostro sito e la reazione degli utenti ai risultati di Google

Nell’esempio qui sopra potete vedere nel dettaglio dei dati interessanti.

La query “jimdo forum”, per un determinato periodo di tempo, è stata mostrata 376 volte (impressioni) tra i risultati di Google, con 134 clic da parte degli utenti che l’hanno trovata, vale a dire il 36% di CTR (134/376 x 100 = 36%).

L’ultima voce, posizione media, mostra appunto in quale posizione ha stazionato il nostro sito (in questo caso il forum di Jimdo) tra tutti i risultati di Google (quasi sempre primi, non male!).

In questo modo potete facilmente scoprire quale parola chiave funziona maggiormente sul vostro sito, così da capire su cosa dovreste concentrarvi per migliorare i testi e i contenuti presenti sulle vostre pagine.

 

La nostra dritta: se avete una query che porta tanto traffico sul vostro sito, create una pagina ad hoc sul vostro sito, in cui scrivere sul tema. In questo modo facilitereste di gran lunga l’indicizzazione di quella determinata pagina e avrete più possibilità di ottenere più visite.

CTR = (Click-Through-Rate) La percentuale di impressioni che hanno portato a un clic per accedere al vostro sito.
Posizione media = La posizione media più elevata del vostro sito nella pagina dei risultati di ricerca in relazione alla query in questione.

Ricordatevi che per migliorare la percentuale di CTR è importantissimo lavorare nell’area SEO di ogni pagina del sito, cercando di inserire un’ottima descrizione e un titolo esaustivo e d’impatto. Per maggiori informazioni, trovate tutto qui.

3) L’importanza dei link esterni che rimandano al vostro sito

Nella sezione Link che rimandano al tuo sito scoprirete quali siti hanno linkato il vostro sito, quello che per voi rappresenta un cosiddetto Backlink.

 

L’importanza di questi siti è notevole per reputazione complessiva che Google attribuisce al vostro sito.

Nello specifico, i Backlink devono essere su siti di qualità. Più autorevole è il sito che cita il vostro link, meglio sarà in per l’indicizzazione di Google.

 

Piccolo consiglio: caso prestate particolare attenzione alle parole chiave con cui il vostro sito viene più citato, accertatevi che siano presenti nel vostro sito. Eventualmente integratele tra i contenuti delle vostre pagine, sia come contenuti di testo che nei titoli.

Conclusioni

Google Search Console è una piattaforma inevitabile per fare SEO in modo efficace, poi ci sono tanti altri fattori che influiscono sul successo del vostro sito sui motori di ricerca.

Avere un dominio, curare i contenuti, aggiornare con regolarità il vostro sito, ecc.

Per ottenere e mantenere i buoni risultati è importante la costanza e l’intuizione, ci auguriamo che questa piccola introduzione sia un buon primo approccio e vi permetta di appassionarci alla SEO.

Sourcejimdo

CMS – Magento

CMS – Magento

All, Magento, Webmaster

Impara a Gestire il CMS di Magento Ecommerce

In questa breve ma utile guida ti mostrerò come è semplice creare e gestire il CMS di Magento. La sezione CMS Content Management System di permette di gestire in autonomia diverse sezioni del sito.

creare e gestire le pagine-1

WordPress – Sicurezza Informatica

WordPress – Sicurezza Informatica

All, Hacking, Webmaster, Wordpress

Quando si parla di WordPress l’associazione mentale più classica è rivolta alla semplicità con cui chiunque può realizzare il proprio blog o sito web, senza essere un esperto.

Tuttavia, senza voler sfatare questo cliché, spesso non si tiene conto di una serie di questioni legate allo sviluppo di una piattaforma web. Prima fra tutte la Sicurezza.

La sicurezza informatica non riguarda solamente l’Home Banking e le grandi aziende che trattano i nostri dati sensibili (Privacy, Cookie, ecc). Anche il vostro sito web o blog deve adottare delle misure di sicurezza altrettanto solide per poter durare nel tempo.

Il ruolo della sicurezza

Le conseguenze, dove la sicurezza è stata trascurata, sono ben note e catalogate su una vastissima quantità di pagine web, come un’enorme biblioteca di libri storici a disposizione.

Al giorno d’oggi, sebbene il vostro sito web probabilmente non sia una cassaforte di dati sensibili, bisogna difendersi da una serie di minacce più o meno visibili. Ne elenchiamo alcune:

Defacing: identifica una tecnica rivolta a deturpare un sito web (modificandone le pagine illecitamente). La causa più classica: un sito web particolarmente obsoleto.

Mail Spamming: il sito web viene sfruttato per l’inserimento di virus che inviano grandi quantità di email. Sembra innocuo, ma il tal caso il gestore del servizio disattiverà il vostro sito web completamente, per limitare i disservizi.

5 plugin wordpress per mettere in sicurezza il tuo sito

Passiamo al vivo della questione, analizzando alcuni plugin wordpress che permettono di garantire la sicurezza su un sito.

BulletProof Security: efficacissimo sul primo livello di sicurezza del proprio sito web: l’htaccess. Il maggior punto di forza di questo plugin è che non richiede alcuna conoscenza tecnica; non è neppure necessario conoscere il significato di “htaccess”, con un click verranno letteralmente chiuse decine di migliaia di potenziali accessi non sicuri.

Wordfence Security: il più scaricato, il più aggiornato, lodato sotto ogni punto di vista. Comprende eccellenti strumenti di analitica, controllo dei dati, ricerca di malware, blocco di accessi indesiderate e un sistema di notifica che, in tempo reale, ti comunica eventuali situazione anomale

Acunetix WP Security Scan: la quantità di informazioni che WordPress espone (relative alla versione installata, ai plugins, eccetera) è un grave rischio per la sicurezza. Il punto di forza di questo plugin wordpress è proprio questo: nasconde le informazioni inutili che vengono esposte da WordPress, rendendo molto più complicato identificare le vulnerabilità.

iThemes Security: questo plugin wordpress ci istruisce su come è possibile elevare il livello di sicurezza del nostro sito web con alcune tecniche di base che riducono drasticamente le vulnerabilità del sito web (password complicate, modifiche standard sul database).

Sucuri Security: quando si suol dire “un nome, una garanzia”. Questo plugin, sviluppato dalla omonima azienda di sicurezza Sucuri, comprende soluzioni automatiche ad eventuali falle di sicurezza una volta che sono state violate. In pratica un medico che interviene in automatico al momento del bisogno.

Un ottima strategia

Utilizzare tutti i plugin wordpress elencati assieme (ne esistono molti altri) è una pessima idea. Questa soluzione causerebbe conflitti, innumerevoli potenziali conflitti e non sarebbe risolutiva, oltre ad appesantire notevolmente il sito web.

Wordfence: un ottimo all-in-one che già da solo risulta tutt’altro che essenziale. Un coltellino svizzero della sicurezza su WordPress.

Aggiornamenti periodici: sembra una banalità, ma troppo spesso viene trascurata. Questa è la chiave di tutto: un sito iper-protetto ma non aggiornato è completamente vulnerabile.

Combinando i plugin wordpress visti in maniera saggia oppure adottando una buona strategia, il risultato sarà un ecosistema completo, controllato e sicuro per un sito web sempre performante e all’avanguardia. Non un semplice servizio di web hosting, né una combo di soluzioni parziali al problema della sicurezza. La soluzione definitiva, sicura e dedicata a WordPress.

Web – Dominio, hosting e Server

Web – Dominio, hosting e Server

All, Webdeveloper, Webmaster

Dominio, hosting e server: cosa sono e a cosa servono

hosting server dominioPiù di una volta nel corso del nostro lavoro, giunti al fatidico momento di definire hosting e dominio, abbiamo visto manifestarsi un’onda di terrore negli occhi dei nostri interlocutori.
Per molti non addetti ai lavori infatti non è chiara la differenza tra hosting e dominio, né è chiaro cosa significhi davvero pubblicare un sito internet.

Internet è uno spazio puramente virtuale, una nebulosa di dati in codice binario all’interno della quale viene lanciato come per magia un sito oppure esiste uno spazio reale in cui il sito risiede?

 

Per rispondere a questa domanda dobbiamo definire al meglio il ruolo dei tre attori principali della questione: dominio, hosting e server.

Che cos’è un dominio?

Il dominio internet non è altro che un nome associato a un indirizzo IP numerico, ad esempio www.neamesa.it è il nostro nome di dominio.
Per registrare il proprio nome di dominio è necessario ricorrere ad un Registrar, ovvero un’azienda accreditata dagli organismi preposti per poter rivendere l’assegnazione dei nomi di dominio, in rete ce ne sono moltissime.
È possibile scegliere il nome di dominio che si desidera purché non sia già stato assegnato.
È bene però definire con cura il nome di dominio, poiché esso influisce non poco sul successo del sito, basti pensare che è un elemento fondamentale per l’indicizzazione da parte dei motori di ricerca.
La sola registrazione di un nome di dominio però, senza un piano hosting associato, non consente la pubblicazione di un sito internet perché non comporta la presenza di uno spazio fisico in cui salvare i file.

Che cos’è un hosting?

Il termine hosting deriva dal verbo inglese to host che significa ospitare.
L’hosting è infatti un servizio che consiste nell’ospitare fisicamente su un server web tutti i file che costituiscono il nostro sito rendendolo in tal modo raggiungibile attraverso internet.
Un servizio di hosting si può acquistare da un Internet Service Provider scegliendo quello con le caratteristiche più indicate per il sito che vogliamo pubblicare.
Le tipologie di hosting oggi più diffuse sono:

  • Hosting condiviso: un server ospita più siti che dovranno condividerne le prestazioni. Ogni sito avrà un proprio nome di dominio ma dovranno coabitare nello stesso spazio.
  • Hosting dedicato: viene dedicato un intero server ad un unico sito, tutte le prestazioni del server sono a servizio di un unico cliente.
  • Cloud hosting: nel cloud (nuvola) non si ha un singolo server ma un’intera rete di server, un’architettura in grado di continuare ad erogare i servizi richiesti anche se un server smette di funzionare e di rendere l’intero sistema più veloce suddividendo il carico di lavoro su più macchine.

L’hosting si differenzia anche in base alla piattaforma, cioè al sistema operativo installato sul server: principalmente Windows o Linux.
Molti Internet Service Provider propongono dei pacchetti che comprendono sia la registrazione del nome di dominio sia l’attivazione di un piano di hosting.

Che cos’è un server?

Un web server (detto anche host) invece è un computer (o una rete di computer collegati tra loro) dotato di un software che lo rende in grado di svolgere un duplice compito:

  1. contenere tutti i materiali relativi al sito (pagine html, foto, video, ecc…)
  2. rendere visibili le pagine del sito ogni volta che vengono richieste da un computer connesso a internet, detto client.

Lo schema sottostante illustra la relazione domanda/risposta tra client e server.

client server

In caso di siti web dinamici, ovvero siti in cui le pagine sono integrate con una base dati, il server ha anche il compito di far dialogare la pagina html con la base dati in tempo reale fornendo al client la risposta desiderata.

WordPress – Come aggiornare i temi

WordPress – Come aggiornare i temi

All, Webmaster, Wordpress

Aggiornare i temi WordPress è molto importante: infatti, per mantenere il tuo sito sicuro e ben funzionante, è essenziale fare regolarmente gli update di WordPress stesso, dei plugin e del template installato.

Molto spesso, quando viene rilasciata una nuova versione di WordPress vengono aggiornati anche i temi. Questo serve infatti a garantirne un funzionamento ottimale.

Nella guida di oggi approfondiamo quindi diversi metodi per aggiornare i temi WordPress.

Una nota importante prima di iniziare: quando aggiorni i temi WordPress, i nuovi file sovra-scrivono quelli già presenti sul tuo server. Questo cosa significa nel concreto? Vuol dire che se hai modificato direttamente i file del tema attivo sul tuo sito, le modifiche andranno perse in quanto sovra-scritte da un file “pulito”. Per fare tutte le modifiche che desideri ed assicurarti che non vadano perse con gli aggiornamenti, ti consiglio di creare un tema child.

Prima di fare qualunque aggiornamento, fai anche un backup di tutto il tuo sito.

Aggiornare i temi WordPress disponibili nel repository ufficiale

Esistono diversi metodi per effettuare l’upgrade dei template. Quello che userai dipende dal tema che hai installato sul tuo sito.
Se usi uno dei temi gratuiti disponibili nel repository ufficiale WordPress, fare gli aggiornamenti è veramente molto semplice.

Ti basta infatti navigare all’interno della tua Bacheca ed entrare nella sezione Aggiornamenti. Se c’è un update disponibile per il tuo tema, lo troverai lì e potrai avviarlo con un singolo click.

Aggiornare i temi WordPress NON disponibili nel repository ufficiale

Se il tema che hai installato sul tuo sito non è invece disponibile all’interno del repository ufficiale WordPress, per effettuare l’aggiornamento dovrai usare un metodo diverso.

Funzionalità update del tema

I temi di ultima generazione talvolta includono una funzionalità di aggiornamento guidato. Cosa significa? Vuol dire che all’interno delle opzioni del tema stesso c’è una sezione dove puoi registrare la tua licenza con il codice di acquisto e fare gli aggiornamenti con un semplice click.

Envato WordPress Toolkit

Se hai acquistato il tema del tuo sito su Themeforest però questo non ha la funzionalità descritta sopra, puoi comunque fare gli update in modo automatico attraverso il plugin Envato WordPress Toolkit.

Questo è uno strumento molto utile, in quando permette di registrare la tua licenza Themeforest e fare gli update con un semplice click.

L’unica piccola pecca è che questo plugin non è disponibile all’interno del repository WordPress e dovrai installarlo manualmente caricando la cartella .zip. Questi sono i passaggi da seguire:

  • Vai su GitHub e scarica la cartella .zip del plugin.
  • Accedi alla tua Bacheca, naviga in Plugin > Aggiungi nuovo e carica la cartella .zip che hai appena scaricato da GitHub
  • Attiva il plugin e clicca sulla voce “Envato Toolkit”
  • Qui devi inserire l’API key del tuo account Themeforest (puoi generare l’API all’interno del tuo account in Settings > API Keys)
  • Generata l’API, copiala ed incollala nella schermata di configurazione su WordPress di Envato Toolkit. Fatto questo, all’interno della tab Themes saranno visualizzati i tuoi temi con gli aggiornamenti disponibili.

Aggiornamento manuale

Il terzo metodo consiste nel caricare manualmente i file di aggiornamento del tema sul tuo spazio server. Quando un tema viene aggiornato, i nuovi file presenti nella cartella .zip vanno a sovrascrivere quelli più vecchi.

Purtroppo, non è infatti possibile aggiornare i temi WordPress caricando la nuova cartella .zip direttamente dalla Bacheca (WordPress non permette di caricare all’interno della directory dei temi due cartelle che hanno lo stesso nome).

Per aggiornare il tuo tema manualmente devi avere accesso al File Manager attraverso C-Panel oppure creare un collegamento FTP con cosiddetto “FTP client”, per esempio Filezilla (trovi i dati di accesso FTP all’interno del tuo account di hosting. Se hai difficoltà ad individuarli ti consiglio di contattare il tuo provider).

I temi WordPress si trovano all’interno della directory wp-content/themes. All’interno di questa cartella puoi caricare quella contenente i nuovi file, sostituendo quella esistente.

Questo metodo è quello forse più complesso per aggiornare i temi WordPress, in quanto richiede di lavorare direttamente all’interno dello spazio server.

Ti consiglio quindi di usarlo solo se hai dimestichezza nell’uso del file manager e/o del FTP client (puoi usare questo metodo anche per aggiornare i temi WordPress presenti nel repository, dal quale puoi scaricare la cartella .zip).

Conclusione

Oggi abbiamo visto diversi metodi per aggiornare i temi WordPress. Se usi un tema gratuito presente nella directory oppure hai acquistato il tuo template su ThemeForest, ti consiglio di usare uno dei metodi automatici. Se invece hai familiarità nella gestione delle directory puoi lavorare direttamente all’interno dello spazio server.

WordPress – Child Theme, come fare

WordPress – Child Theme, come fare

All, Webmaster, Wordpress

Tema child WordPress, di che si tratta?

Un tema child (“bambino” o “figlio” in inglese) WordPress è un template che importa tutte le funzionalità e caratteristiche di un altro tema, chiamato parent theme (il tema “genitore”).

Creare un tema child, ti permette di modificare e/o aggiungere funzionalità al tuo template senza dover sovrascrivere alcun file del parent theme, rischiando di commettere errori o di perdere il tuo lavoro quando effettui aggiornamenti.

Quando è necessario utilizzare un tema child WordPress?

Molto probabilmente ti sarai già trovato o ti troverai nella condizione di dover effettuare modifiche al tuo template WordPress, per renderlo più adatto al tuo sito web e a seconda delle tue reali necessità.

L’utilizzo di un tema child WordPress può essere una soluzione ottimale per effettuare i cambiamenti che desideri, senza modificare il codice del tuo tema parent, ovvero quello originario del template che hai scelto di utilizzare per il tuo sito web. Quali sono le ragioni fondamentali per scegliere questa soluzione?

  • Non sei molto pratico di temi WordPress, e hai bisogno di testare maggiormente quello che hai installato
  • Hai poco tempo a disposizione e devi effettuare modifiche al tuo tema in breve tempo
  • Se modifichi il tuo tema corrente e questo viene aggiornato, tutte le tue modifiche andranno perse. Con un tema child, puoi effettuare l’update del tuo parent theme senza perdere le modifiche che hai fatto su quello child.

Se sei all’inizio nella creazione del tuo sito WordPress, ti consiglio di iniziare a lavorare su un tema child WordPress per prendere dimestichezza con i codici utilizzati ed effettuare le modifiche in tutta sicurezza.

Come si crea un tema child WordPress?

Ti illustrerò adesso come creare un tema child WordPress partendo da Twenty Eleven, uno dei temi default WordPress. Basta seguire i seguenti passaggi:

  1. Dal pannello di controllo del tuo spazio hosting, accedi al File Manager (se usi cPanel o equivalente) e vai alla cartella wp-content/themes nella root principale del tuo sito. All’interno troverai una cartella con il nome di ciascun tema che hai installato sul tuo sito.
  2. Crea una nuova cartella, a cui darai il nome del tema parent, seguito da “-child“. Per esempio, la cartella del tema child di Twenty Elevent sarà chiamata twentyeleven-child.
  3. Entra all’interno della cartella twentyelevent-child e crea un file di testo vuoto, che dovrai chiamare style.css
  4. Apri ora il file style.css e copia dentro i codici che vedi qui sotto (dovrai adattare i campi a seconda del tema parent che stai utilizzando):

/*
Theme Name: Twenty Eleven Child
Theme URI: http: //example.com/twenty-elevent-child/
Description: Tema Child di Twenty Eleven
Author: Il tuo nome e cognome
Author URI: http://example.com/
Template: twentyeleven
Version: 1.0.0
Tags: tag che possono essere applicati al tuo tema separati da virgola
Text Domain: twenty-eleven-child
*/

@import url(“../twentyeleven/style.css”);

/* =Theme customization starts here
————————————————————– */

L’importanza della programmazione

Come vedi stai compilando il file style.css, che determina lo stile del tuo spazio web, inserendo i campi previsti per le informazioni generali sul tema. Hai dato il nome al tema che stai creando, e nel campo Template hai inserito il tema “parent”, quello cioè già installato e di cui vuoi ereditare funzionalità e caratteristiche.

Inserendo le ultime tre righe di codice, hai anche permesso al tuo tema child WordPress di importare lo style.css del tuo tema parent, ovvero, Twenty Eleven.
Adesso puoi inserire i codici css che desideri, facendo modifiche al tema child WordPress che saranno visibili sul tuo sito live, ma lasciando inalterato il tema parent.

Per attivare il tema child, selezionalo nella sezione Aspetto > Temi della tua Bacheca WordPress. Visualizzerai quindi il tema Twenty Eleven, ma il menu adesso apparirà di colore rosso.

Hai ora creato ed attivato un tema che ha tutte le caratteristiche di Twenty Eleven, e che puoi continuare a modificare come desideri senza perdere il lavoro fatto ad ogni aggiornamento.

Ulteriori funzionalità di un tema child WordPress

Le possibilità di modifiche attraverso un tema child WordPress non si esauriscono nel foglio di stile style.css. Puoi infatti intervenire su altre funzionalità del tuo spazio WordPress attraverso la creazione di un nuovo file functions.php, sempre dentro alla cartella del tuo tema child. All’interno del file functions.php puoi inserire i codici dentro i tag php.

A differenza del foglio di stile style.css, il functions.php non sovrascrive quello del tema parent, bensì viene caricato subito prima di quello del tema genitore. Non hai bisogno di copiare tutto il testo del functions.php del tema parent in quello del tema child. Puoi inserire nel functions.php del tema child solamente i codici php richiesti per ottenere determinate funzionalità, come aggiungere o togliere aree widget nel tuo tema, modificare un testo nel footer o rimuovere la funzione di ricerca in WordPress.

Queste sono tutte modifiche che puoi fare senza appesantire il tuo sito con ulteriori plugins, aggiungendo poche righe al tuo file functions.php.

Nota: per lavorare agevolmente sul file functions.php è necessario avere una buona conoscenza del linguaggio PHP.

Come installare un Tema Child WordPress

 

I passi per installare un Tema Child WordPress possono essere ulteriormente velocizzati attraverso l’utilizzo di questo plugin: Child Theme Configurator.

Con questo plugin puoi facilmente trovare le parti del tema parent che vuoi modificare, senza dover rintracciare autonomamente classi e altri selettori del css.

Conclusione

Ti ho spiegato l’importanza di un tema child WordPress e come crearlo in pochi passi. Sicuramente, un tema child è molto utile per fare esperienza e testare funzionalità e opzioni del tuo sito web; oltre che a risparmiarti tempo e lavoro al momento degli aggiornamenti del template.

Hai mai utilizzato un tema child WordPress? E’ stato facile crearlo oppure hai avuto difficoltà? Lasciami un commento qui sotto, e condividi con la tua esperienza.

Nota: prima di effettuare qualunque modifica ai codici o al tema del tuo sito web, assicurati di effettuare un backup di tutto il sito per evitare di perdere contenuti o configurazioni importanti.

Linguaggio CSS – Seconda Parte

Linguaggio CSS – Seconda Parte

All, Webdesign, Webmaster, Wordpress

La seconda parte della guida al linguaggio CSS – Riguardatevi la prima parte!

Il box del CSS

Nel CSS, tutti i contenuti sono racchiusi in un rettangolo invisibile formato da più strati, come vedi nel grafico qui sotto:

Box del CSS

Il contenuto è circondato dal padding, un’imbottitura trasparente, a sua volta circondata da un bordo. All’esterno del bordo si trova il margin, un margine anch’esso trasparente.

Usando il CSS potrai determinare spessori, stile e colori di questi elementi.

Padding

I contenuti hanno il padding su quattro lati: top (superiore), right (destro), bottom (inferiore) e left (sinistro). Seguendo quest’ordine, puoi definire lo spessore del padding usando i pixel come valori nella dichiarazione CSS. Ecco un esempio:

.image {
padding: 20px 30px 10px 40px;
}

I contenuti associati alla classe .image avranno un padding superiore pari a 20px, destro pari a 30px, inferiore pari a 10px e un padding di 30px sulla sinistra.

In alternativa, puoi creare una dichiarazione per ciascun lato, in questo modo:

.image {
padding-top: 20px;
padding-right: 30px;
padding-bottom: 10px;
padding-left: 40px;
}

Attenzione!

Ricordati di concludere ogni dichiarazione CSS con il punto e virgola.

Bordi

Il bordo è un elemento del box CSS caratterizzato da spessore, colore e stile.

Come il padding, il bordo ha quattro lati: top, right, bottom e left.

Le principali proprietà relative ai bordi sono:

border-width

Questa proprietà serve a determinare lo spessore del bordo. Anche in questo caso, può essere usato un valore di tipo testuale (thin – sottile, medium – medio, thick – spesso) oppure un valore in pixel.

.box-with-border {
border-width: thick;
}
.box-with-border {
border-width: 10px;
}

border-style

La proprietà border-style è invece utile per determinare lo stile del bordo: solid (solido), dashed (tratteggiato), dotted (puntato) , double (doppio), eccetera.

Ecco un esempio di regola CSS per creare un bordo puntato con spessore 10px:

.box-with-border {
border-width: 10px;
border-style: dotted;
}

border-color

Anche in questo caso, usa un valore hex per impostare il colore del bordo.

.box-with-border {
border-width: 10px;
border-style: dotted;
border-color: #120A8F;
}

Il codice qui sopra farà apparire, attorno agli elementi associati alla classe box-with-border, un bordo puntato di spessore 10px e colore blu.

Come per il padding, i valori indicati nella dichiarazione possono essere applicati a tutti e quattro i lati oppure ad un lato singolo, utilizzando come proprietà border-top, border-right, border-bottom o border-left.

border-radius

Questa è un’altra proprietà molto utile. Serve, infatti, ad arrotondare gli angoli di un bordo. Nel campo valore potrai usare pixel oppure em. Più alto sarà il valore, più arrotondati saranno gli angoli.

.box-with-border {
border-width: 10px;
border-style: dotted;
border-color: #120A8F;
border-radius: 30px;
}

Margin

Le proprietà margin funziona esattamente come quella padding. Per ciascun lato, usa un valore in pixel seguendo l’ordine top, right, bottom, left.

In alternativa, crea una dichiarazione per ciascun lato.

.box-with-margin {
margin: 10px 20px 30px 40px;
}

E’ equivalente a:

.box-with-margin {
margin-top: 10px;
margin-right: 20px;
margin-bottom: 30px;
margin-left: 40px;
}

Commenti

Concludiamo la quinta sezione di  questa guida CSS parlando dei commenti.

Quando crei un foglio di stile contenente molte regole, è utile inserire delle note per ricordarti a cosa servono i vari codici oppure spiegarli a chi lavora con te sul sito.

Per contrassegnare il tuo testo come commento, dovrai usare /* all’inizio e */ alla fine. In questo modo, il tuo commento sarà visibile solo all’interno del foglio di stile e non sulla pagina visibile online.

Ecco un esempio:

/* La seguente classe è usata per ingrandire il font utilizzato per i titoli h1 */
h1 {
font-size: 30px;
}

Ora che consci alcune delle proprietà più importanti, passiamo alla prossima sezione di questo breve corso CSS. Imparerai come usare i codici che hai imparato nel tuo sito WordPress.

Hai bisogno di aiuto nel personalizzare l’aspetto del tuo sito WordPress? I nostri esperti sono a disposizione per interventi diretti, consulenze e formazione 1 ad 1.

6. Applicare le regole CSS al tuo sito WordPress

Il Foglio di stile style.CSS

Su WordPress, tutte le regole CSS sono contenute in un file chiamato style.css. Questo è anche chiamato foglio di stile.

Puoi visualizzare il foglio di stile del tuo tema navigando in Aspetto > Editor.

In teoria, potresti  fare le modifiche e le aggiunte necessarie direttamente nel tuo foglio di stile. Tuttavia, se decidi di lavorare direttamente sul file style.css, ogni volta che effettuerai un aggiornamento del tema tutte le modifiche andranno perse.

Tema Child

Una prima soluzione è quella di usare un tema child, cioè, un tema che eredita le caratteristiche del tema genitore e che può essere modificato senza che tutti i cambiamenti vengano persi ad ogni aggiornamento.

Vuoi avere più informazioni su un tema child? Ecco come creare, configurare ed usare un tema child.

Campo Custom CSS

Una seconda soluzione è quella di utilizzare lo spazio Custom CSS (cioè, CSS personalizzato) che è ormai una funzionalità presente nella maggior parte dei temi WordPress, oltre che nel pannello ‘Personalizza’ WordPress.

Se usi una delle ultime versioni di WordPress

Naviga all’interno del pannello ‘Personalizza‘ e cerca il campo chiamato CSS Aggiuntivo. Qui potrai inserire i tuoi codici CSS personalizzati. Attenzione però che i codici inseriti qui vanno sempre a sovrascrivere i codici presenti nel file style.css.

Se vuoi usare le funzionalità del tuo tema

Solitamente, il campo per inserire codici CSS personalizzati si trova all’interno delle sezioni per la configurazione del tema. Per esempio, sul tema Enfold, si trova in Theme Options > General Styling (in questo tema, il campo è chiamato Quick CSS)

Campo Custom CSS Enfold

Sovrascrivere le dichiarazioni CSS

Per ottenere gli effetti desiderati,  dovrai sovrascrivere dichiarazioni CSS già presenti all’interno del file style.css.

Talvolta, il box custom CSS presente all’interno del tema (come descritto nella sezione precedente) va a sovrascrivere automaticamente il foglio di stile.

Se però noti che le modifiche non hanno effetto, dovrai indicare manualmente che le tue nuove dichiarazioni devono avere priorità.

Per farlo, usa la dicitura !important alla fine della dichiarazione, prima del punto e virgola. 

Ecco un esempio:

h2 {
font-size: 20px !important ;
}

Questa dichiarazione andrebbe a sovrascrivere le altre dichiarazioni relative alla misura del font dell’elemento h2 all’interno del foglio di stile.

Dichiarazioni “Inline”

Se hai bisogno di modificare il CSS di un singolo elemento, potrai farlo direttamente all’interno dell’Editore di Testo, senza dover creare una nuova classe o ID nel foglio di stile.

Semplicemente, aggiungi le dichiarazioni CSS all’interno del tag HTML che precede il contenuto, usando la dicitura “style=”  così:

<h2 style="color:#ababab;font-size:40px;">Questo è un sottotitolo.</h2>

Come vedi, dopo il tag h2 è presente la dicitura style= . All’interno delle virgolette, sono racchiuse due dichiarazioni CSS (color: #ababab e font-size:40px), ciascuna chiusa dal punto e virgola.

In questo caso, la regola CSS sarà applicata esclusivamente a questo sottotitolo h2.

Modificare il CSS solo per una singola pagina o post

Di tanto in tanto, può capitare che tu voglia applicare modifiche solo al CSS di una singola pagina o post. Ti faccio un esempio: è possibile che sulla tua pagina ‘Chi Sono’ tu voglia avere i link di colore rosso, però vuoi mantenerli del colore default blu su tutto il resto del sito.

E’ possibile fare una modifica di questo tipo usando semplici codici CSS. Ti basterà ispezionare il CSS della pagina in questione (come è anche spiegato nella sezione successiva di questa guida) e di applicare i codici solo all’ID di quella pagina. Per maggiori informazioni, ti consiglio di leggere la guida di approfondimento su come applicare modifiche CSS a singoli post o pagine.

7. Ispezionare il CSS delle pagine web

Il modo migliore per imparare il CSS è esercitandosi. Con la pratica, usare i codici CSS diventerà sempre più facile.

Oggi, abbiamo la fortuna di poter utilizzare strumenti fantastici per ispezionare i codici CSS di qualunque pagina web e anche testare temporaneamente le nostre modifiche, senza che i cambiamenti siano definitivi.

Questi strumenti sono molto utili anche per trovare le classi e gli ID associati ai contenuti delle tue pagine. Una volta trovato il nome della classe su cui vuoi lavorare, potrai creare per essa nuove dichiarazioni che andranno a sovrascrivere quelle già presenti nel file style.css

Chrome DevTools per browser Google Chrome

Se usi come browser Google Chrome, hai a disposizione Chrome DevTools.

Su qualunque pagina web, clicca il tasto destro del tuo mouse e seleziona ispeziona elemento. Si aprirà nella parte inferiore della pagina una finestra suddivisa in due parti: sulla destra, l’HTML della pagina. Sulla sinistra, il CSS.

Per ispezionare nel dettaglio un elemento specifico della pagina, clicca sulla piccola lente d’ingrandimento che si trova nell’angolao in alto a sinistra del box DevTools. Quindi, seleziona sulla pagina l’elemento di tuo interesse.

Vedrai che i codici nel box si aggiorneranno con quelli relativi all’elemento selezionato (puoi sempre usare la barra di scorrimento per muoverti verso l’alto ed il basso e selezionare elementi all’interno del codice stesso).

Una volta individuate le dichiarazioni CSS su cui vuoi lavorare, clicca due volte sul codice. In questo modo, si attiverà un campo per modificare il codice oppure disattivare del tutto le dichiarazioni CSS.

Questo sarà un ottimo modo per esercitarti e testare tutte le modifiche che desideri.

Chrome DevTools

Firebug per browser Mozilla Firefox

Se invece usi come browser Mozilla Firefox, ti consiglio Firebug. Questa è una vera e propria estensione che aggiunge al tuo browser diverse funzionalità molto utili per analizzare e modificare codici HTML e CSS.

Per installare Firebug, visita il sito ufficiale e clicca Install Firebug in alto a destra. Avvia il download e segui il procedimento per aggiungere l’estensione alla barra degli strumenti del tuo browser.

Per attivare Firebug, clicca il simbolo a forma di insetto in alto a destra: questo farà aprire un box nella parte inferiore della pagina, similare a quello Chrome DevTools.

Anche qui, sulla sinistra vedrai il codice HTML, sulla destra quello CSS.

Per visualizzare tutto il CSS della pagina, clicca la tab CSS.

Per selezionare un elemento specifico sulla pagina, clicca il simbolo con il piccolo rettangolo e il puntatore che si trova nella barra degli strumenti della finestra Firebug.

Firebug

8. Verificare i tuoi codici CSS

Quando si sta imparando ad usare il CSS, non è raro dimenticare qualche parentesi o punto e virgola.

Un ottimo strumento per testare la validità dei tuoi codici è il CSS Validation System del W3C, la comunità internazionale che si occupa di sviluppare gli standard relativi ai codici sul web.

Semplicemente, inserisci le tue regole CSS all’interno del campo di testo e clicca “Verifica”. Se i tuoi codici sono corretti, apparirà “Congratulazioni. Nessun errore trovato.” Se invece ci sono errori, apparirà un messaggio contente la riga da correggere.

Conclusione

Siamo arrivati alla fine di questa guida introduttiva al CSS. Ricorda che il modo migliore per imparare a codificare è fare pratica: ti consiglio di iniziare ispezionando le pagine web suggerite nella penultima sezione. Avendo letto questa guida, sarai già in grado di comprendere il significato di molte dichiarazioni.

Hai già provato a modificare il CSS del tuo sito web? Oppure fino ad ora i codici ti sono sembrati del tutto incomprensibili? Come sempre, per qualunque domanda o suggerimento, ti invito a lasciare un commento sotto all’articolo.

Linguaggio CSS- Prima parte

Linguaggio CSS- Prima parte

All, Webdesign, Webmaster, Wordpress

Ecco la guida CSS che cercavi, se il tema installato sul tuo sito ti piace ma vorresti modificare qualche dettaglio grafico.

Uno dei grandi vantaggi di WordPress è l’estrema flessibilità: in qualunque momento, potrai lavorare sui codici e fare tutte le modifiche che desideri.

Nello specifico, per modificare elementi grafici e formattazione del tuo sito, dovrai lavorare sui file CSS.

Dopo diverse richieste da parte dei lettori del blog, ho deciso di creare una guida CSS per chi usa WordPress e vuole iniziare a fare qualche modifica ai codici.

Questo corso CSS è piuttosto lungo e ricco di codici e nozioni. Non temere se, ad una prima lettura, qualche codice non ti è chiaro: ti consiglio di arrivare fino in fondo ed eventualmente leggere la guida una seconda volta.

Inoltre, suggerisco di esercitarti usando gli strumenti che consiglio nei paragrafi conclusivi.

Gli argomenti di questa guida CSS:

  1. Che cos’è il CSS
  2. Come funziona il CSS
  3. Sintassi
  4. Selettori
  5. Dichiarazioni CSS
  6. Applicare le regole CSS al tuo sito WordPress
  7. Ispezionare il CSS delle pagine web
  8. Verificare i tuoi codici CSS

Non ci resta che iniziare.

1. Che cos’è il CSS

CSS è l’acronimo di Cascading Style Sheet.

WordPress usa principalmente codici PHP, HTML e CSS. Il PHP è usato per implementare tutte le funzionalità del sito, mentre L’HTML è il linguaggio markup usato per far apparire sulle pagine i contenuti veri e propri (testi, immagini, eccetera).

Il CSS è invece usato per formattare i contenuti e modificare le pagine a livello grafico. Per esempio, viene usato per configurare font, misura dei testi, colori, bordi, ombre e molto altro ancora.

Questo linguaggio è stato sviluppato per poter gestire la formattazione delle pagine separatamente dai contenuti. Infatti, lavorando sul CSS potrai fare modifiche a livello grafico senza rischiare di perdere contenuti o generare errori negli altri codici del tuo sito WordPress.

Ecco un esempio di codici CSS (ciascun blocco di codice viene chiamato regola):

h1 {
 font-size: 30px; 
 font-style: italic; 
 font-weight: bold;
 color: #d00000;
}

h2 {
 font-size: 20px; 
 font-style: oblique; 
 font-weight: 100; 
 color: #3300cc; 
}

Qui sotto vedi:

  • A sinista, un’esempio di contenuto HTML senza CSS.
  • A destra, lo stesso contenuto a cui è stato applicato il CSS dell’esempio sopra.

contenuto senza e con CSS

I codici usati in questo esempio sono molto semplici. Alla fine di questa guida CSS sarai in grado di leggerli e replicarli senza difficoltà.

2. Come funziona il CSS

All’interno dei file CSS si trovano le cosiddette regole. In ciascuna regola, viene definita la formattazione per un particolare selettore (nella sezione 4 approfondiremo cosa sono i selettori).

Tutti i contenuti del sito che, all’interno dell’HTML, vengono associati a tale selettore assumono automaticamente la formattazione definita nel file CSS.

In questo modo, è possibile applicare la stessa formattazione a molteplici contenuti all’interno del sito, senza che questa debba essere definita ogni volta.

Allo stesso modo, quando fai una modifica al file CSS, i cambiamenti vengono automaticamente applicati a tutti i contenuti associati al selettore su cui hai lavorato.

3. Sintassi

Una tipica regola CSS ha il seguente aspetto:

.testo-grassetto {
font-weight: bold;
}

Nel dettaglio, ecco gli elementi che compongono una regola CSS:

Sintassi CSS

Nota: la lingua utilizzata nel CSS è l‘inglese americano.

4. Selettori (elementi, id, classi, selettore universale)

Il foglio di stile CSS viene usato per definire le caratteristiche grafiche dei vari componenti di una pagina.

I contenuti a cui deve essere applicata la formattazione definita nella regola CSS vengono identificati tramite il selettore.

Come abbiamo già visto nella sezione precedente, la formattazione definita per un particolare selettore nel foglio di stile CSS, viene applicata a tutti gli elementi che sono identificati con tale selettore all’interno dei contenuti HTML.

Sfruttando l’esempio precedente, tutti i contenuti HTML a cui sarà associato il selettore .testo-grassetto, assumeranno la formattazione font-weight: bold; .

Vediamo ora i vari tipi di selettore:

Elementi

Il selettore “elemento” applica le regole CSS ai contenuti HTML, identificati all’interno del CSS con il loro stesso nome.

Per esempio, puoi definire la formattazione dei titoli h1 in questo modo:

h1 {
font-size: 30px;
}

In questo stesso modo, possono essere formattati gli elementi h2, h3, h4, h5, h6, p (come paragrafo) e altri ancora.

Vediamo ora i due selettori che userai più spesso all’interno del tuo foglio di stile:

Classi

Nell’esempio precedente, .testo-grassetto è un selettore di classe.

Le classi sono identificate dal punto, seguito dal nome della classe: .nomeclasse .

Una volta definito nel foglio di stile CSS, il selettore di classe può essere utilizzato per formattare molteplici elementi all’interno delle pagine web.

Per esempio, per rendere grassetto un intero paragrafo di un articolo, dovrai prima aggiungere la dichiarazione CSS  nel tuo file di stile. Quindi, aprire il tuo post con l’Editore di Testo e, in corrispondenza del paragrafo che vuoi rendere grassetto, aggiungere il riferimento alla classe all’interno del tag <p>, in questo modo:

<p class=”testo-grassetto>Il tuo paragrafo</p>

ID

Il funzionamento del selettore ID è molto simile a quello delle classi.

Per quanto riguarda la sintassi, al posto del punto viene utilizzato il cancelletto, in questo modo:

#nome-id {
font-weight: bold;
}

Come le classi, la formattazione degli ID viene definita attraverso regole CSS all’interno del foglio di stile.

La differenza tra ID e Classi

La principale differenza tra ID e classi è che gli ID devono essere unici, mentre le classi no.

Questo significa che:

  • Un elemento può avere un solo ID e lo stesso ID può essere usato una sola volta all’interno di una pagina.
  • Un elemento può avere molteplici classi e la stessa classe può essere usata su molteplici elementi.

Selettore universale

Esiste un altro tipo di selettore, chiamato universale. Questo serve a formattare tutti i contenuti del tuo sito web.

Un selettore universale viene indicato mediante un asterisco *, in questo modo:

* {
font-weight: bold;
}

5. Dichiarazioni CSS

In questa sezione faremo una panoramica delle dichiarazioni CSS più comuni. In questo modo, potrai riconoscerle, modificarle ed aggiungerle all’interno del tuo foglio di stile.

Per ogni gruppo, trovi la lista delle principali proprietà ed i valori che possono essere assegnati a ciascuna di esse. Cambiando il valore assegnato alla proprietà, cambierai la formattazione sulla pagina.

Testi (font, stile e grandezza dei testi)

font-family

Questa proprietà serve a definire il font utilizzato per testi, titoli, eccetera.

h2 {
font-family: "Times New Roman", Times, serif;
}

Come vedi, il valore è composto da tre parti separate dalla virgola: “Times New Roman”, Times, serif.

Times New Roman indica il font preferito, quello che desideriamo appaia sulla pagina. Tuttavia, non tutti i browser sono sempre in grado di mostrare il primo font indicato nel foglio di stile. Per questo motivo, ne indichiamo un secondo (Times) che verrà usato se il browser non riconosce il primo. Al terzo posto, abbiamo indicato una famiglia molto generica, serif, da usare se gli altri due font non possono essere visualizzati.

Come vedi “Times New Roman” è tra virgolette: se il nome di un font è composto da più parole, dovrai usare le virgolette. Altrimenti, esse non sono necessarie.

font-style

Questa proprietà serve a definire lo stile del testo: normale, corsivo o obliquo (quest’ultimo è usato molto raramente).

Rispettivamente, i valori da utilizzare sono: normal, italic e oblique.

h2 {
font-style: normal;
}

Usando questa regola, il testo apparirà nella versione normale, la più semplice.

h2 {
font-style: italic;
}

Usando questa regola, il testo apparirà in corsivo.

h2 {
font-style: oblique;
}

Usando questa regola, il testo apparirà nella versione obliqua, simile al corsivo.

font-size

Questa proprietà serve a determinare le dimensioni del testo. Nel campo del valore si può indicare la dimensione in pixel o in em.

Gli em sono un’unità di misura comunemente usata dagli sviluppatori al posto dei pixel. Un em corrisponde a 16 pixel.

font-size (pixel)

h2 {
font-size: 24px;
}

font-size (em)

h2 {
font-size: 1.5em;
}

font-weight

La proprietà font-weight è usata per determinare il “peso” del testo. Come valore per font-weight potrai usare valori testuali come lighter, normal, bold e bolder, oppure numerici di cento in cento da 100 a 900 (400 è il valore che equivale a normal).

Ecco alcuni esempi:

h2 {
font-weight: normal;
}
h2 {
font-weight: 700;
}

(il valore 700 equivale a bold, cioè, al grassetto standard).

Color

La proprietà color serve a definire il colore del testo. Nel CSS, i colori sono indicati con valore esadecimale (HEX) . Se non conosci questa convenzione, ti consiglio di visitare questa pagina dove trovi molti esempi ed equivalenti valori RGB.

Questa è la sintassi della regola CSS per quanto riguarda il colore del testo:

h2 {
color: #ababab;
}

Sfondo

Alcuni elementi del tuo sito saranno caratterizzati da uno sfondo. Che tu voglia usare come sfondo un colore oppure un’immagine, sarai comunque in grado di determinarlo nel tuo foglio di stile.

background-color

Questa proprietà è utilizzata per configuare il colore di sfondo. Come per la proprietà color, il valore sarà espresso con il codice HEX corrispondente al colore.

body {
background-color: #ababab;
}

background-image

Se, invece di un colore, vuoi usare come sfondo un’immagine, dovrai usare la proprietà background-image. Come valore, dovrai inserire l’URL dell’immagine che vuoi utilizzare. Questa è la sintassi:

body {
background-image: url(“url dell’immagine”);
}

L’immagine di sfondo può essere personalizzata ulteriormente con altre proprietà:

  • background-repeat per ripetere o meno l’immagine. I valori da utilizzare sono repeat (per ripetere l’immagine in orizzontale e in verticale), repeat-x (per ripetere l’immagine solo in orizzontale), repeat-y (per ripetere l’immagine solo in verticale) e no-repeat (per non ripetere l’immagine).
  • background-position, per determinare la posizione dello sfondo sulla pagina.
  • background-attachment, per configurare se l’immagine di sfondo deve scorrere con i contenuti o rimanere fissa sulla pagina.
CMS Prestashop – Primi Passi

CMS Prestashop – Primi Passi

All, Prestashop, Webmaster

Guida PrestaShop: alla scoperta del back office

Terminata l’installazione del CMS ci accingiamo a scoprire il pannello di amministrazione di PrestaShop, meglio conosciuto come back office. In particolare, ci soffermeremo sulla configurazione dei parametri di base e sulla localizzazione del negozio online: impostazioni necessarie prima di procedere con la configurazione del template che studieremo nella prossima lezione

Siamo giunti al terzo appuntamento della guida dedicata al mondo dell’e-commerce. Nella precedente lezione abbiamo imparato come scaricare e installare PrestaShop, il software per eccellenza nell’ambito della gestione dei prodotti e delle vendite online.

In questa nuova lezione andremo alla scoperta del pannello di controllo, meglio conosciuto come back office. Si tratta del pannello amministrativo del sistema che, in un’interfaccia semplice e intuitiva, racchiude tutte le funzionalità messe a disposizione da PrestaShop per la gestione del portale. Non solo, dunque, applicazioni per la creazione e la manutenzione del sito, ma anche moduli per la gestione dei prodotti, degli ordini, delle vendite e delle spedizioni.

Il back office

Al back office potranno avere accesso solo ed esclusivamente gli amministratori del sistema, nonché i vari attori che prenderanno parte al processo di vendita. Quest’ultimi dovranno essere forniti di nome utente e password e il loro account dovrà essere attivato direttamente dall’amministratore del portale, che, in funzione della figura ricoperta, assocerà ad essi il profilo dovuto, rispettando i grant di accesso al sistema.

Gli utenti, siano essi visitatori o acquirenti, avranno accesso solo ed esclusivamente alla parte del sito che va sotto il nome di front-office. Si tratta della struttura Web che consente l’interazione con gli utenti, meglio intesa come l’insieme delle pagine che compongono il sito Internet (Home, Chi siamo, Scheda prodotto, Form di registrazione, …).

La directory di amminstrazione

La cartella di amministrazione, contenente tutti i file relativi al back office, va sotto il nome di admin. Per una questione di sicurezza è bene modificarne completamente il nome: si può scegliere se aggiungere, a seguito della parola admin, una combinazione numerica di almeno tre cifre (per esempio admin2686), una combinazione alfanumerica di almeno tre lettere (admin26bf86) o se variare completamente il nome della cartella con una sequenza cifrata di lettere e numeri (54h3uhu83b43b5j43h5j438).

Importante è utilizzare delle formule alfanumeriche che non siano facilmente “scoperte” da hacker o più banalmente da software appositi. Ricordiamoci che all’interno del portale di e-commerce, oltre ad essere registrati dati sensibili che riguardano sia il nostro negozio, sia gli acquirenti, circolano tutte le informazioni associate ai pagamenti: è, dunque, importantissimo mettere in sicurezza il portale a partire da questi piccoli consigli.

Per modificare il nome della cartella admin, accediamo al server remoto tramite collegamento FTP. Come abbiamo visto della precedente lezione, basterà lanciare il software FileZilla, inserire l’indirizzo FTP, il nome utente e la password e cliccare su Connessione rapida.

Portiamoci, quindi, sulla cartella admin (visualizzata nella parte destra della pagina) e dal menu contestuale, accessibile con il tasto destro del mouse, facciamo clic su Rinomina. Inseriamo, quindi, il nome prescelto per la cartella (vi consigliamo di inserire un nome diverso da quello utilizzato in questa guida).

PrestaShop modifica admin

Dopo aver variato il nome della cartella non ci resta che accedere al back office.

Accesso al back office

Messa in sicurezza la cartella admin, apriamo il browser e inseriamo l’indirizzo del nostro sito seguito dal carattere “/” e dal nome della nuova cartella di amministrazione ( esempio: http://www.miosito.it/adminNomeScelto). Saremo dirottati alla pagina di accesso al back office.

PrestaShop accesso BO

Inseriamo l’indirizzo email e la password indicati durante la fase di installazione di PrestaShop. Clicchiamo su Entra per accedere.

PrestaShop BO

Sebbene a prima vista, il pannello di controllo possa sembrare complicato, dopo un’attenta analisi ci si rende conto che non vi è nulla di più semplice.

In alto alla pagina è posizionato il menu orizzontale dal quale è possibile accedere a tutte le funzionalità di PrestaShop: dal Catalogo prodotti, sino alle Statistiche di accesso al portale. Al centro pagina, invece, sono posizionati dei box di accesso rapido alle applicazioni principali.

Il primo avvio

Al primo avvio ci viene riproposta la visualizzazione del video ufficiale di PrestaShop (lato sinistro della pagina). Ne consigliamo la visione a tutti coloro che, intimoriti dall’utilizzo del software, vogliano subito rassicurarsi sulla semplicità d’uso del CMS.

Al termine della visualizzazione, selezioniamo la voce Non mostrarlo più. A seguire, sempre sul lato destro della pagina, vi è la sezione Links veloci: tramite questi box è possibile accedere alle funzionalità principali del CMS senza passare dal menu principale.

Sul lato sinistro, vengono visualizzate invece le Statistiche di accesso al portale, nonché le registrazioni, le vendite e gli ordini effettuati nell’ultimo mese. Poco più giù una tabella ci informerà sugli utenti attualmente connessi al sistema. Sempre all’interno della stessa home page troviamo dei box riportanti le ultime news che riguardano il mondo PrestaShop ed il box Checklist di configurazione, che ci ritornerà particolarmente utile più avanti.

Configurazione iniziale

Dopo aver dato uno sguardo veloce al pannello di controllo ed aver familiarizzato con i primi strumenti, iniziamo a lavorare sul nostro sito.

La prima azione da compiere è quella di mantenere il portale e-commerce offline (ossia non visibile agli utenti). Per capire il perché di questa scelta, basta collegarsi all’indirizzo Web del portale (esempio: www.miosito.it).

PresatShop FO

La pagina visualizzata non è di certo quella che abbiamo in mente per il nostro sito. È necessario, dunque, agire sul CMS per cambiare non soltanto l’aspetto esteriore (in gergo il template) del sito, ma anche e soprattutto i suoi contenuti. Bisognerà inserire, infatti, i propri prodotti, le proprie informazioni, i propri contatti, il proprio logo e così via.

Continuare con la configurazione

Durante questa fase di configurazione è bene mantenere il sito offline: alcuni utenti potrebbero, infatti, visualizzare un prodotto Web non finito o del tutto errato. Questa condizione potrebbe creare incertezza e disorientamento nel cliente che, dubbiso, potrebbe decidere di non ritornare più sullo stesso sito. Per non perdere quindi opportunità di business, prima ancora di iniziare, mettiamo subito il sito offline.

Dal menu principale del back office portiamoci in Preferenze e clicchiamo sulla voce Manutenzione. Avremo così accesso all’omonima pagina.

PrestaShop manutenzione

In Attiva negozio selezioniamo la voce No. Per garantire, comunque il nostro accesso di amministratori, è importante indicare l’indirizzo IP. Nella casella IP di manutenzione scriviamo, quindi, il nostro Internet protocol address. Per chi non ne fosse a conoscenza, basterà cliccare su Aggiungi il mio IP e l’indirizzo verrà rilevato automaticamente.

A questo punto, solo noi saremo in grado di accedere al front office del portale, per visualizzare e verificare di volta in volta la correttezza delle modifiche apportate.

Notiamo bene che l’accesso al front office è garantito sulla base dell’indirizzo IP e non sull’account: questo significa che potrà accedere al FO chiunque condivida la nostra stessa connessione (come ad esempio il collega di ufficio); al contrario, qualora variassimo l’IP il nostro account non sarà più abilitato alla visualizzazione del portale.

Clicchiamo sul pulsante verde Salva, in alto alla pagina per attivare le impostazioni. Da questo punto in avanti nessuno avrà accesso al front office del portale e-commerce.

Localizzazione del negozio

Dopo aver posto il sito offline, proseguiamo con le configurazioni di base. Per prima cosa utilizziamo il pacchetto di Localizzazione messo a disposizione da PrestaShop. Dal menu principale portiamoci su Localizzazione  e facciamo clic su Localizzazione. Nella prima sezione Importazione pacchetto di Localizzazione, scegliamo dal menu a tendina lo Stato Italy e lasciamo selezionati tutti i parametri. Con un clic su Importa consentiremo al CMS si settare di default le Provincie, le Tasse, la Valuta, la Lingua e le Unità di misura associate al Paese scelto.

PrestaShop localizzazione

Controlliamo che nelle sezioni a seguire, Configurazione, Localizzazione e Avanzato, tutti i parametri impostati siano corretti (Euro per la valuta; Europe/Rome per fuso orario; kg, km, L, cm per unità di misura e it per lingua e nazione). Qualora così non fosse modifichiamo le singole variabili e salviamo le nuove impostazioni con un clic sul pulsante Salva relativo alla sezione in oggetto.

Qualora decidessimo di rivolgerci non solo al mercato nostrano, ma anche all’estero, dovremmo pensare ad un sito multilingua.

Dopo aver, quindi, individuato i Paesi in cui internazionalizzare la nostra azienda, portiamoci nel menu Localizzazione e facciamo clic sulla voce Lingue.

Se le opzioni già presenti non dovessero includere le lingue dei paesi cui siamo interessati, dobbiamo procedere con l’aggiunta tramite il pulsante Aggiungi nuovo in alto alla pagina.

 PrestaShop Lingue

A questo punto basterà inserire il nome della lingua, il codice ISO (esempio: fr per francese), il codice lingua (esempio: fr per francese), il formato data (esempio: Y-M-D per anno, mese, giorno), il formato data completo di ore (esempio: Y-m-d H:i:s per anno, mese, giorno ora, minuti e secondi), la bandiera (possiamo scegliere un file presente sul nostro computer), un’immagine.

A questo punto baste cliccare su Salva in alto alla pagina per aggiungere la nuova lingua.

La localizzazione

Dal menu Localizzazione è, inoltre, possibile visualizzare e configurare le Zone, ossia i vari continenti, le Nazioni, le Provincie, le Valute e le Tasse. In ultima analisi è possibile sfruttare lo strumento Traduzioni che vedremo nelle prossime lezioni della Guida.

Termina qui la terza lezione. Dopo aver configurato tutti i parametri di base, nel prossimo tutorial vedremo come modificare il layout del sito Internet, introducendo i concetti di Template e CSS. Spiegheremo ai meno esperti come affidarsi a delle soluzioni già pronte e gratuite, che consentiranno di modificare il tema grafico del proprio sito in pochissimi clic.

Hosting WordPress – I migliori Servizi

Hosting WordPress – I migliori Servizi

All, Software, Webmaster, Wordpress

Qual’è il miglior hosting WordPress? Non so quante volte mi sono sentito fare questa domanda da clienti diretti o da utenti dei vari forum di settore. Rispondere, come potete immaginare, non è certo semplice. Riuscire ad identificare il migliore servizio di hosting per un sito basato su WordPress, infatti, richiede un lavoro meticoloso di ricerca, verifica e comparazione, non essendo certamente corretto rispondere sulla base del semplice “sentito dire”.

Alla scoperta dei migliori hosting per WordPress

Scopo di questa guida, quindi, vuol essere quello di sottoporre al lettore un elenco frutto di un’analisi critica ben precisa. Il nostro obiettivo non è stato quello di identificare un singolo servizio ne tantomeno di stilare una classifica: quello che abbiamo fatto, quindi, è stato testare una pluralità di hosting per WordPress per segnalarvene i migliori sulla base di alcune considerazioni ben precise.

Nell’effettuare le nostre valutazioni, infatti, abbiamo voluto soffermarci su tre aspetti che, ad avviso di chi scrive e della sua quasi ventennale esperienza nel settore, sono discriminanti determinanti nella fase di scelta del giusto servizio di hosting non solo per WordPress, ovvero: performances, prezzo e qualità del servizio di assistenza.

Fattori di scelta dei migliori hosting WordPress

E’ importante precisare che nella nostra ricerca non abbiamo preso in considerazioni i classici piani di hosting “generici” ma solo ed esclusivamente quelli che vengono pubblicamente proposti come ottimizzati per WordPress.

Prima di passare ai risultati ritengo opportuno presentarvi la metodica con la quale abbiamo affrontato la nostra ricerca dei migliori hosting WordPress.

Performances: hosting WordPress messi alla prova!

Il primo aspetto che abbiamo preso in considerazione sono le performances di WordPress ovvero la “qualità tecnica” dei servizi di hosting presi in esame. Per selezionare i migliori hosting WordPress del mercato ci siamo affidati ad un test basato su delle regole semplici e precise:

  • il test ha riguardato esclusivamente WordPress e non altri tool o CMS;
  • WordPress è stato installato utilizzando specifici tool (come Softacolous o Installatron) oppure era già presente nel piano hosting subito dopo l’acquisto e la sua attivazione;
  • in tutte le installazioni abbiamo utilizzato la versione 4 di WordPress (a volte con una differente minor release per questioni di disponibilità o meno della medesima versione) e lo stesso tema (TwentyThirteen);
  • in tutte le installazioni di WordPress non sono stati attivati plugin ne sistemi di miglioramento delle perfomances;
  • in tutti i siti di prova abbiamo creato lo stesso numero di pagine e post.

In altre parole abbiamo predisposto delle installazioni basiche di WordPress ed abbiamo provato a vedere in che modo, lo stesso sito, ha risposto ad una serie di sollecitazioni (dei piccoli stress test) su hosting differenti, misurando, in particolar modo, i tempi di risposta e registrando, ovviamente, eventuali errori.

Le aziende che segnaliamo in questa guida hanno tutte superato il nostro test raggiungendo gli obiettivi minimi richiesti: ovvero la totale assenza di errori e incompatibilità e tempi di risposta medi non superiori a 1500 ms e tempi massimi non superiori ai 4 secondi.

Hosting WordPress economico: OK, ma non basta!

Spesso e volentieri, purtroppo, si tende a scegliere il servizio di hosting WordPress dando eccessiva importanza al fattore prezzo. Non voglio essere frainteso: ovviamente il costo è un elemento rilevante di ogni acquisto, ma – ad avviso di chi scrive – non può essere l’unico elemento discriminante all’interno di un processo di scelta corretto e orientato alla soddisfazione dell’acquirente: quando si lancia un nuovo sito WordPress o si decide di migrarne uno già avviato, è opportuno considerare che il successo o il fallimento del nostro progetto può essere fortemente influenzato dalla qualità del servizio di hosting prescelto.

Ma in che modo la qualità dell’hosting può influenzare il successo del nostro sito basato su WordPress?

  • un hosting affidabile garantisce che il vostro sito o blog sia sempre raggiungibile e non si verifichino problemi di connettività, blocchi, errori o rallentamenti causati da server poco efficienti, vecchi, troppo pieni oppure mal configurati;
  • un buon hosting WordPress è essenziale se si desidera avere un sito web veloce: la velocità è un fattore determinante tanto per gli utenti (che abbandonano i siti lenti) quanto per ottenere buoni risultati su Google (la velocità di caricamento delle pagine è un fattore di ranking);
  • un hosting ottimizzato per WordPress garantisce non solo una piena compatibilità, ma anche una maggior sicurezza al vostro sito: grazie a sistemi di aggiornamento automatico del core, dei plugin e dei temi, la vostra installazione di WordPress sarà sempre aggiornata, riducendo il rischio di cadere vittima di attacchi informatici.

Da queste semplici osservazioni credo risulti evidente come saper identificare il miglior hosting per WordPress per le nostre esigenze sia davvero importante e, pertanto, non possa essere una scelta affrontata in modo frettoloso puntando, semplicemente, sul servizio più economico.

A volte, infatti, scegliere un azienda al posto di un’altra per risparmiare una manciata di euro può rivelarsi una scelta sbagliatissima con conseguenze anche gravi. Condannereste il vostro progetto al fallimento per risparmiare 5 o 10 euro all’anno? Non credo…

Al contrario, è giusto fare questa precisazione, non si può pensare che scegliere sempre il servizio più caro sia la garanzia di aver acquistato la miglior qualità: non sempre il prezzo, infatti, è l’indice delle qualità di un servizio… e questo vale tanto per l’hosting quanto per tutte le altre cose!

Il fattore prezzo, quindi, è stato tenuto in considerazione soprattutto al fine di valutare la qualità attesa dal servizio, in altre parole abbiamo cercato di segnalare hosting WordPress che hanno presentato un buon rapporto qualità/prezzo, segnalando al lettore sia pacchetti di tipo premium che altri low-cost, in modo da offrire a chiunque la possibilità di scegliere l’hosting WordPress migliore per le proprie tasche.

Problemi con l’hosting: c’è qualcuno?

Terzo ed ultimo aspetto preso in considerazione è il servizio di assistenza: credo sia intuitivo capire perché questo aspetto sia davvero molto rilevante… tuttavia, per qualche motivo, troppo spesso viene sottovalutato in fase di acquisto.

Forse perché l’ottimismo porta a pensare che non ci saranno mai problemi, o forse perché – per inesperienza – non si prende nemmeno in considerazione il fatto che un hosting possa bloccarsi, rallentare bruscamente o dare errori.

Nella realtà, purtroppo, sono cose che capitano ed è bene farsi trovare preparati. Come? Prima di tutto sapendo di poter contare su un servizio di assistenza tecnica competente e veloce.

Se vogliamo (sottolineo “se vogliamo”) dare per scontata la “competenza” (ovvero la conoscenza tecnica e la conseguente capacità di risolvere i problemi legati al servizio di hosting) certamente non possiamo fare altrettanto con la “velocità”: poter far affidamento su un servizio di assistenza veloce è determinante perché non è accettabile dover attendere ore o giorni per ottenere una risposta ad un eventuale problema!

Altro elemento determinante da valutare in tema di assistenza è il metodo di comunicazione: solitamente tutte le aziende prevedono un sistema di assistenza via email o attraverso ticket (ovvero una sorta di messaggistica privata mediante una piattaforma on-line), molto meno frequente, purtroppo, la disponibilità di un numero telefonico di assistenza tecnica che, a giudizio di chi scrive, è sempre il miglior metodo per risolvere una questione urgente.

Anche le caratteristiche del servizio di assistenza sono state prese in considerazione nella fase di scelta delle aziende da segnalare, avendo voluto privilegiare, in questa guida alla scelta del miglior hosting WordPress, quelle realtà che si sono dimostrate “maggiormente sensibili” verso le problematiche segnalate.

Miglior hosting WordPress: le nostre scelte

E’ importante precisare che quella che segue NON è una classifica, quindi l’ordine col quale sono segnalate le varie aziende è quello cronologico e fa riferimento alla data del nostro test di valutazione. Tutte le aziende qui segnalate offrono un ottimo servizio host ottimizzato per WordPress e possono essere considerate dei validi partner per chi desidera lanciare o migrare un sito basato su questo CMS, scegliendo, di volta in volta, in base alle specifiche esigenze ed alle priorità di ciascuno.

Sommario:

  • Siteground
    In breve: eccellente qualità, assistenza WordPress davvero ottima (dal febbraio 2017 servizio di assistenza in italiano!) prezzi non particolarmente economici.
  • VHosting Solution
    In breve: offre un hosting WordPress super ottimizzato e garanzia soddisfatti o rimborsati.
  • Aruba
    In breve: la garanzia del marchio leader in Italia, spazio e traffico illimitati, prezzo contenuto.
  • Pegaso Hosting
    In breve: propone piani hosting ottimizzati per WordPress e sistema di installazione del CMS con “un click” a partire da 25 euro all’anno.
  • Tophost
    In breve: ottimo rapporto qualità/prezzo e traffico illimitato. Assistenza via ticket, email o fax.
  • KeliWeb
    In breve: qualità e prestazioni molto buone, prezzi non particolarmente economici.
  • Shellrent
    In breve: ottimo rapporto qualità/prezzo, differenti soluzioni a partire da 19 Euro l’anno.
  • GoDaddy
    In breve: possibilità di scegliere tra diverse configurazioni, sistema di sicurezza e protezione DDoS.